lunedì 20 ottobre 2014

...la capacità della nostra mente di comprendere la vita.



"Insegnare significa spiegare agli alunni che esiste un futuro. E se non lo capiscono, spiegarglielo di nuovo." L'ha detto Daniel Pennac dialogando con Ezio Mauro nell'ambito della manifestazione la Repubblica delle Idee a Palermo. La lettura del dialogo avvenuto tra i due è molto interessante perché è riconducibile a situazioni che alcuni di noi hanno vissuto, ed altri ancora oggi vivono, nel mondo della scuola o del lavoro. Ne riporto alcuni passaggi che ritengo illuminanti. Daniel Pennac è diventato uno scrittore di libri per bambini ed a scuola non andava molto bene, lui stesso ammette: "quando i professori mi dicevano che ero un cretino io ci credevo, credevo di non avere un futuro". Il Direttore di la Repubblica ricorda una dichiarazione di Malala Yousafzai ragazza pachistana attivista dei diritti civili, premio Nobel per la Pace che dice: un bambino, un insegnate, un libro, una penna, possono cambiare il mondo. Mentre Antonio Gramsci citato da Ezio Mauro sostiene: [la cultura] è la capacità che la  nostra mente ha di comprendere la vita.
Mi piace molto e condivido la posizione di Pennac sul ruolo dell'insegnante che porta all'alunno la visione di un futuro possibile e raggiungibile. Condivido anche il  metodo d'insegnamento nella necessità di ripetere più volte un concetto fino a quando lo si è capito. 
Puntare sulla conoscenza per migliorare il mondo ritengo sia un orientamento fantastico che dovrebbe trovare molti adepti. Specialmente nei livelli (classi,caste ?) di popolazione più bisognosa.
Nella realtà quotidiana invece si tende ad eliminare i "maestri", gli "insegnanti" per dare spazio ai comunicatori. A coloro che usano la parte emozionale per orientarti nelle decisioni . Siamo arrivati a credere che in un mondo permanentemente interconnesso non sia più necessario approfondire, ricercare e studiare. 
Così come vogliono farci credere , che non è importante partecipare in prima persona a determinare il proprio futuro, ma delegare ad altri - movimenti politici, partiti, associazioni - l'indicazione della strada che ognuno di noi deve percorrere.

Rifletti!







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