sabato 19 dicembre 2015

Tremilionicinquecentosettantacinquemila

Tremilionicinquecentosettantacinquemila (3.575.000) risparmiatori/investitori, comunque clienti, hanno un promotore finanziario (PF) in Italia. Probabilmente sono un po' di più, perchè questi dati sono riferiti ai promotori con un mandato delle Società di Consulenza aderenti ad Assoreti.

Costoro sono costantemente informati dai propri PF dell'andamento dei propri investimenti che sono normalmente : diversificati, trasparenti e liquidi. Il che significa che gli strumenti utilizzati dai PF sono prevalentemente i Fondi Comuni d'Investimento(FCI) le Sicav e Gestioni Patrimoniali in Fondi che per loro natura sono altamente diversificati. Riducendo il rischio emittente praticamente a zero in quanto il capitale investito in questi strumenti sono separati dal capitale delle Banche che ne detengono il deposito, e dalle Società di Gestione del Risparmio (SGR). 
Sono trasparenti in quanto sia i FCI che le Sicav hanno una quotazione giornaliera e tutto ciò permette al risparmiatore di sapere,ogni giorno, quant' è il valore del suo investimento.
Essendo quotati nei mercati regolamentati, hanno un prezzo giornaliero, sono liquidi li posso richiedere in ogni momento.

Questo semplice esempio dimostra che esiste la possibilità di investire i propri risparmi con un'ampia diversificazione, una consistente trasparenza e un'ottima liquidabilità dell' investimento.

E' interessante e totalmente condivisibile la comunicazione di Assogestioni sulle "cinque buone ragioni per investire con fiducia in fondi comuni" postato sul sito:www.assogestioni.it .

Sembrerebbe che le informazioni ci siano per coloro che sono in grado di andarsele a cercare, purtroppo molti non hanno questa capacità e sono i più deboli quelli più facilmente raggirabili. Quelli considerati con disprezzo il "Parco Buoi", appunto quelli che si fanno soggiogare dall'abitudine o dalla fiducia immeritata data ad alcuni Funzionari.

Ora, il dibattito in corso è sull'educazione finanziaria, inesistente in Italia, la mancanza della quale sembrerebbe che sia il centro delle difficoltà dei risparmiatori che hanno perso i loro risparmi.



Come colui che guarda il dito e non la luna, anche in questo caso si guarda all'educazione finanziaria come soluzione. Mentre il vero problema è il conflitto d'interesse esistente tra la banche ed i propri clienti, tra gli operatori bancari dipendenti ed i loro clienti.
Come è possibile scegliere tra l'interesse del tuo cliente e l'interesse di chi ti paga uno stipendio ?
E  ancora, come puoi scegliere "liberamente" quale prodotto o servizio collocare al cliente, sulla base dei suoi bisogni, se i bisogni della banca sono diversi da quelli del cliente? Quale scelta prevarrà?

Vorrei essere estremamente chiaro gli operatori bancari sono anch'essi vittime e non carnefici.

E...se gli strumenti finanziari del risparmio dovessero essere collocati solamente da Consulenti Finanziari "autonomi" non direttamente dipendenti dalle Banche.

Che ne pensi?
















giovedì 10 dicembre 2015

Oltre al danno la beffa!

A giugno del 2015 in pochi raccontavamo cosa sarebbe successo con l'entrata in vigore a gennaio 2016 del bail-in. La normativa europea, approvata dal parlamento europeo, in cui ci sono anche i nostri rappresentanti, che stabilisce la possibilità del fallimento per le banche come per qualsiasi altra impresa. Inoltre determina la modalità per il ripianamento dei debiti: per primi gli azionisti, poi gli obbligazionisti ed i correntisti per gli importi superiori ai centomila euro.

Il parlamento italiano ha approvato la legge sul bail in.

Ora, basta accendere la TV, e troviamo in tutti i talk  show sui diversi canali, un sacco di esperti o addirittura gli stessi politici che siedono a Bruxelles, (gli stessi che hanno approvato la legge) che fingono di stare al fianco dei risparmiatori truffati per raccogliere un pugno di voti in più. 

È vergognoso quello che riescono a fare pur di mantenere il loro posto ed i loro alti guadagni.

Qualche considerazione: una impresa ben gestita produce utili che sono distribuiti in parti diverse tra gli azionisti. Se invece l'impresa ha perdite e fallisce, la responsabilità è dei dirigenti e degli azionisti che li hanno scelti. In questo caso è corretto che siano i responsabili a pagare, gli azionisti.

Giusto il principio: se gli utili sono privati anche le perdite lo devono essere.

Va detto che le banche sono imprese "speciali" operano in un campo riservato, erogano il credito e raccolgono il risparmio (art.47 della Costituzione della Repubblica Italiana) . È un settore così delicato che a "vigilare" su di esse e sul loro operato ci sono diverse istituzioni. All'interno di ogni banca è presente un ufficio ispettorato con compiti specifici,un collegio sindacale, un ufficio compliance. Dall'esterno vigilano Banca d'Italia, CONSOB, Ivass.

La domanda che continua e girarmi in testa, è come è mai possibile, che avvengano continuamente questi disastri, in presenza di sempre maggiori regole e di un nutrito numero di vigilatori ?

Tu cosa ne pensi?












sabato 5 dicembre 2015

Chi salva i risparmiatori?

Questa mattina su Facebook un ex consulente finanziario indipendente , quindi una persona che ha competenza nel settore finanziario, esordiva dicendo che la solita storia dei risparmiatori che dicono:" è tutta colpa della banca, mi sono fidato ho perso tutto"; e conclude con un "francamente mi ha stufato".  Poi continua dicendo che il risparmiatore non è educato finanziariamente, è avido, va in banca e chiede solo quanto mi dai? Non diversifica ed ecco i risultati. Quindi la colpa è sua!!!!(ndr).

Con questa lettura dei fatti, non sono per niente d'accordo, la nostra  Costituzione salvaguarda il risparmio, ovviamente non solo quello delle banche ma anche quello dei cittadini.
Le banche hanno, tra l'altro,  il compito di raccogliere il risparmio e di gestirlo nell'interesse del cittadino/cliente. È compito delle banche dare le corrette informazioni ai clienti, le informazioni devono essere "capite" dal cliente in modo chiaro e inequivocabile. E per questo ci sono leggi e regolamenti che vanno rispettati non solo in modo formale ma sostanziale.

E gli organismi di controllo e vigilanza, Banca d'Italia e Consob come hanno potuto non accorgersi della situazione  finanziaria di queste  quattro banche?
Che tipo di vigilanza hanno effettuato queste Istituzioni nei loro confronti ?  Che vigilanza hanno effettuato sulle obbligazioni subordinate emesse? 


La verità è che gli  interessi di chi gestisce queste banche è più frequentemente rivolto ai risultati delle "trimestrali" piuttosto che ai piccoli risparmiatori, che sono quelli che normalmente  ci lasciano le"penne", la storia Italiana (e mondiale) è piena di episodi come quello di cui stiamo parlando,ne ricordo alcune : le obbligazioni Cirio vendute ai clienti retail, anche se non si poteva, la Parmalat, le obbligazioni Argentina. È l'insieme del sistema che non funziona, e come potrebbe se la banca è una impresa che fa parte di un'industria con regole create per l'ottenimento del massimo profitto. Se al centro metto il profitto, e non l'impresa che è costituita da clienti, fornitori,  dipendenti, azionisti e in ultimo il management; si creano le disfunzioni che stiamo vedendo.
Per nostra fortuna ci sono realtà , che pur essendo banche a tutti gli effetti, sono strutturalmente diverse in quanto raccolgono denaro dai clienti attraverso le reti di consulenti finanziari.
È il consulente finanziario che "porta" il cliente alla banca, questo gli dà una forte autonomia di giudizio, non è obbligato a vendere ai propri clienti quello che potrebbe interessare alla banca, ma quello che serve al cliente.
Il consulente finanziario normalmente si costruisce un portafoglio clienti, e non gli viene dato dalla banca per la quale opera.
Il consulente finanziario è consapevole che i suoi guadagni economici derivano dalle commissioni che paga il cliente, niente clienti niente guadagni. Il consulente finanziario ha ben presente che i suoi guadagni sono legati alla crescita dei guadagni del suo cliente. Pertanto il cliente è un "tesoro" da accudire con attenzione. 

Per concludere, questa vicenda ha ulteriormente posto in evidenza che ci sono realtà dove i conflitti d'interesse sono enormi. L'interesse dell'Istituto di credito e l'interesse dei risparmiatori. 

Allora chi salva i risparmiatori? 
La risposta è: un consulente finanziario in quanto professionista nel pieno della sua autonomia professionale.
Rifletti!







































lunedì 29 giugno 2015

Si capisce meglio: bail-in o prelievo forzoso sui propri risparmi?

I clienti delle banche dovrebbero sapere, lo dice Ignazio Visco Governatore di Banca d'Italia, in audizione al Senato della Repubblica,  che potrebbero partecipare in solido, se la banca nella quale hanno i loro risparmi dovesse fallire, questa possibilità entra in vigore a gennaio 2016 e si chiama bail-in. Il prelievo forzoso, perché di questo si tratta, potrà avvenire sul tuo conto corrente e sulle obbligazioni emesse dalla banca in difficoltà. Il mancato rimborso del capitale e degli eventuali interessi legati all'obbligazione, può avvenire anche se non sei cliente della banca che fallisce, ma è sufficiente che ne detieni il titolo. Avendo introdotto il "salvataggio dall'interno" (bail-in) a cui partecipano anche i "creditori" della banca è opportuno conoscerne lo "stato patrimoniale"  prima di prestargli i nostri soldi.
Per nostra fortuna, oggi, abbiamo un elemento che ci permette di determinare lo stato patrimoniale di una banca senza dover studiare approfonditamente il bilancio. Il trattato di Basilea 3 stabilisce, tra l'altro,  l'obbligo alle Banche di dichiarare il proprio Common Equity Tier 1 (CET1) che è l'indicatore di solidità adottato dalle Istituzioni Europee e Mondiali, e che per la Banca Centrale Europea (BCE) deve essere superiore al 8%.
Ecco alcuni indicatori delle banche tra le più conosciute:

Ora, gestire i nostri risparmi è sempre più complesso, le norme che vengono approvate per salvaguardare il "risparmio nel suo insieme", non sempre tutelano i singoli risparmiatori, i quali non hanno altra possibilità che affidarsi ad un professionista ,il promotore finanziario, che li aiuti a capire (educazione finanziaria) e li conduca a condividere scelte per mettere al sicuro i propri risparmi.
Sulla stretta correlazione tra i ricavi dei promotori finanziari e le performance, sia positive che negative, ottenute dai clienti, ne ho già parlato altre volte; tuttavia ritengo, che anche in questo caso la "simbiosi" tra cliente e promotore sia da evidenziare.
Facciamo un esempio: un promotore finanziario lavora per acquisire e gestire al meglio i propri clienti, per poterlo fare riceve un mandato da una Banca che gli fornisce i servizi necessari, ipotizziamo che per incapacità dei propri Dirigenti la suddetta Banca ha un CET1 al disotto dell'8%, quindi vicina alla possibilità di un default?
Cosa dovrebbe fare un professionista serio? A mio avviso dovrebbe informare i clienti del rischio che corrono e passare ad una banca più sicura per i propri clienti e per sé.
Attenzione, il promotore rischia la perdita dei clienti e del proprio reddito per cause non direttamente imputabili a lui ed al suo operato, così come il cliente può perdere i propri risparmi per lo stesso motivo.
Ecco dimostrata la stretta correlazione tra cliente e il suo promotore finanziario.

Rifletti !!!









martedì 16 giugno 2015

La paura di un ricco, i poveri cosa dovrebbero avere?

Cartier, il proprietario svela la sua più grande paura: "Che i poveri insorgano e facciano cadere i ricchi"

"Come la società si sta preparando ad affrontare la disoccupazione strutturale e l'invidia, l'odio e la guerra sociale?", ha detto. "Stiamo distruggendo la classe media in questa fase. È ingiusto. Ecco, questo è ciò che mi tiene sveglio la notte". Johann Rupert possiede una fortuna che si aggira intorno ai 7,5 miliardi dollari, proventi che arrivano dalle rendite di da marchi quali Cartier, Chloe e Vacheron Constantin.
È quanto scrive l'uffington post del 13 giugno 2015.
Di per sè, la notizia potrebbe passare inosservata, in fondo è solo un ricco con le sue paure. Johann Rupert introduce un argomento importante , "l'esplosione della povertà " senza più il cuscinetto della classe media, che attutiva i conflitti di classe e teneva i Ricçhi al riparo appunto dall'invidia e dall'odio sociale. La classe media, chi la rappresenta ovviamente, ha avuto il merito o la colpa, di anestetizzare la lotta di classe, sostenendo che loro erano l'esempio della possibilità per tutti di diventare "ricchi" purché lo si volesse. 

Queste idee hanno condizionato intere generazioni facendogli credere che il diritto al lavoro era un orpello dei conservatori comunisti non un diritto costituzionale.
La scelta dei sostenitori del capitalismo, quindi dei capitalisti, e tra questi c'è il Signor Rupert, è che il mercato deve essere libero, i capitali devono poter circolare più o meno liberamente, il lavoro non deve essere regolamentato, ed il reddito prodotto deve essere distribuito in modo iniquo, pochi soldi a chi produce, molti soldi agli azionisti.
Nel frattempo sempre gli stessi capitalisti hanno immesso sul mercato le tecnologie che ci permettono di comunicare tra noi in tutto il mondo, questa possibilità ha fatto vedere a moltitudini di essere umani che in alcune parti del mondo si vive meglio che in altre.

Essendo l'essere umano intelligente e capace di scelte opportune, esso ha ritenuto di migrare verso i Paesi devo si vive meglio e non rischia la vita.
Ora,la comunità mondiale si trova di fronte a grandi sconvolgimenti: la migrazione dai teatri di guerra e di povertà dell'Africa e del Medio Oriente, quella che sta avvenendo nell'Oceano Indiano, con migliaia di persone, che vagano tra l'Indonesia e l'Australia senza trovare un approdo. La crisi economica innescata dall'avidità delle Banche USA che si è propagata a tutto il mondo. L'incapacità delle Istituzioni mondiali nel trovare soluzioni per debellare la povertà e creare condizioni di vita dignitose.
Le stesse lobby continuano a creare organismi internazionali come il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) e il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) che avrebbero la possibilità di citare presso un tribunale privato i governi qualora le leggi promulgate, per esempio sull'ambiente o sui diritti dei consumatori, andrebbero a ledere  gli interessi e i profitti delle imprese aderenti ai suddetti trattati.
Questa condizione l'hanno creata gli stessi che ora dovrebbero risolverla. Un gruppo di poche persone, potenti, con tanti mezzi economici che governano direttamente o indirettamente le Istituzioni.

Sono molte le personalità che in questi tempi hanno sollevato dubbi e perplessità su questo modello di sviluppo, non ultimi almeno due Papi, Ratzinger in Caritas in Veritate, e  Francesco I.

Resto convinto, sempre più convinto che il cambiamento può arrivare solo dal basso, solo se ognuno di noi partecipa alla vita sociale del Paese. 

Rifletti!














sabato 6 giugno 2015

La reputazione

La reputazione è l'indicatore più importante che le persone hanno a disposizione per conquistare la fiducia della comunità a cui appartengono. Per le Aziende la reputazione è un valore fondamentale per conquistare la fiducia dei propri clienti e dei consumatori. Cosi per i partiti politici e per le associazioni una buona reputazione stimola l'aggregazione tra le persone mentre quella cattiva allontana e disgrega.
La sostenibilità della reputazione è una necessità per chiunque voglia mantenere una relazione positiva con gli "altri".
Tuttavia, in una società come l'attuale i cosiddetti mass media, la stampa in generale e la TV in particolare, sono in grado di influire se non addirittura creare la reputazione di politici, imprenditori, persone comuni e persino di città ed etnie.
Ora, stiamo pagando tutti e tra noi i poveri pagano di più, gli errori che stimati e ben reputati Banchieri e Manager hanno compiuto nel corso di questi anni. Voglio ricordare che il disastro creato, dai mutui sub prime, dai banchieri degli Stati Uniti ha portato ad una crisi di sistema  che si è propagata a tutto il mondo occidentale. Successivamente altri Banchieri e Manager  pubblici hanno deciso che in Europa si doveva attuare la politica dell'austerità che di fatto ha ridotto i servizi sociali e le remunerazioni (stipendi e pensioni) colpendo sempre i più poveri.
Può darsi che io abbia una visione parziale del mondo, vivendo  a Cernusco sul Naviglio, non essendo mai stato a New York o nella Silicon Valley, questo farebbe di me un provinciale. Resto però convinto che l'uso delle TV e dei giornali sia strumentale ed abbia lo scopo di distogliere l'attenzione dai veri problemi quali: una più equa redistribuzione della ricchezza, creazione di una economia sostenibile, sviluppo sostenibile dell'ambiente e della salute. La soluzione di questi problemi evidentemente non porterebbe vantaggi ai potenti che governano il mondo.
Ci sono invece molte persone che hanno un alta reputazione, ma non vanno nei talk show e nemmeno sui giornali, lavorano in condizioni difficili e lo fanno per gli "altri", gli invisibili, quelli che non avranno mai un mutuo da una banca.
Uno di questi è Fra Enrico Muller che con alcuni Fratelli e Sorelle lavora a Scampia (Napoli) con un progetto, tra gli altri, di recupero scolastico  per l'ottenimento della licenza di scuola media di ragazzi e ragazze che hanno interrotto il percorso scolastico.

Ho avuto l'onore e il piacere di passare alcune ore con loro e questo  mi è stato sufficiente a farmi percepire la loro capacità d'ascolto e la grande disponibilità ad aiutare i più deboli.
L'ambito in cui lavorano è difficile ma riescono ad ottenere risultati che per me sono straordinari e questo è dovuto alla loro capacità e ad una buona reputazione.

Rifletti!
  

 

sabato 2 maggio 2015

No Expo e i Black Bloc


Il primo maggio si è inaugurato a Milano  l'EXPO 2015 alla presenza del Presidente del Consiglio Renzi, il Ministro dell'Interno Alfano e molti altri tra ministri, deputati, senatori e l'Emerito Presidente della Repubblica Napolitano e Signora.
In un simile contesto a Milano sono avvenuti scontri tra i Black Block che si sono infiltrati (sic!) nel corteo dei manifestanti NO EXPO con la polizia che tentava di tenere l'ordine pubblico, mentre venivano messi a ferro e fuoco alcune vie del centro città. 
Quello che è accaduto va condannato duramente senza se e senza ma.
Sui social, in primis Facebook, si è scatenato l'inferno, l'emotivitá  è stata la padrona dei sentimenti espressi, molti hanno inneggiato alla restrizione della libertà chiedendo che le forze dell'ordine potessero manganellarea più non posso per disperdere i gruppi di facinorosi. Un brutto episodio, sempre postato su Facebook, è di quella 'signora' che dalla finestra di casa sua gridava: ... Sparategli in testa. 
Probabilmente molte persone che usano Facebook non si rendono conto che creano opinione, contribuiscono anche loro a comporre il pensiero di gruppo che molto spesso non permette di analizzare con serenità quanto è accaduto.
Proviamo a considerare anche altri elementi, in una giornata come quella del primo maggio, apertura dell'EXPO con Milano invasa da personalità Italiane e straniere è pensabile che i servizi di sicurezza non fossero a conoscenza dei rischi connessi a tale situazione?  E chi fossero coloro che potevano porre in atto azioni terroristiche o di dì devastazione ? In poche parole non erano a conoscenza dell'arrivo dei Black Block , perché se non ne erano a conoscenza, c'è una grave lacuna nella sicurezza del nostro Paese, se invece ne erano a conoscenza perché non li hanno fermati?
Seconda considerazione: un gruppo di cittadini, ci sarà un responsabile, chiede di manifestare il proprio dissenso all'EXPO, per fare ciò deve ottenere il permesso dall'autorità di pubblica sicurezza, che giustamente vuole sapere dove si svolgerà la manifestazione e quale percorso farà. È logico che tra le condizioni per ottenere il permesso di manifestare c'è l'impegno degli organizzatori a mantenere la manifestazione pacifica attraverso un servizio d'ordine efficace. Chi doveva controllare l'efficacia del servizio d'ordine l'ha fatto? Se la risposta è si, se ne è dimostrata l'incompetenza. Se non è stato fatto, perché si è permesso la partenza del corteo?
Senza queste piccole, ma necessarie, attività di prevenzione ogni manifestazione può diventare un momento di guerriglia urbana per l'infiltrazione di ogni tipo di delinquente.
Pertanto mi sembra molto strano, che possano accadere casualmente, episodi come quello di Milano del primo maggio, considerando che i nostri servizi di sicurezza sono tra i migliori del mondo.
Quello che è certo nessun giornale o telegiornale ha parlato delle "ragioni" e dei motivi dei no Expo, l'attenzione si è concentrata sui disastri che la manifestazione ha generato. Può essere che anche loro avessero qualcosa d'interessante ed utile da raccontarci.

Rifletti!


giovedì 30 aprile 2015

Esempi positivi.


Un interessante articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 17 aprile dal titolo : Italiani alla Frontiera del web, sono i nuovi cercatori d'oro. Stella, da un'anticipazione del libro di  Roberto Bonzio dal titolo "Italiani di frontiera dal west al web",sui creativi approdati in California nella Silicon Valley, che ricordano i loro antenati che esplorarono il Missisipi o seguirono il generale Custer. I nostri 'emigranti' sono ancora protagonisti dalle pepite all'hi-tech. Uno di loro Federico Faggin scienziato vicentino padre del microprocessore, del touchpad e del touchscreen approda negli USA e con la sua Zilog formata da undici persone nel 1976 e arrivata oltre a mille nel 1978 dice: ho dovuto imparare molto in fretta come si gestisce una ditta. Anche l'ingegnere informatico  Srefano Berardi primo dipendente della società Betable, una società di giochi che in tre anni ha raccolto finanziamenti per 23 milioni di dollari, racconta : Volevo giocare in seria A nel posto più meritocratico del mondo. Un posto dove tutti inseguono un'utopia : vogliono cambiare il mondo. E ci credono. Tutti intorno a te si licenziano per creare una startup da one bilion dollar. Tutte le conversazioni girano intorno alla domanda: come faccio a fare una startup da un miliardo di dollari?
Una banda di pazzi? O di egocentrici? 
Niente affatto, dice Faggin : in Italia c'è l'idea che esiste una torta finita e se io prendo una fetta più grande, faccio si che quella degli altri diventi più piccola. Li no, li è chiaro che se uno lavora e crea nuove industrie, la torta diventa più grande e quindi anche se la fetta che uno prende e grande anche la fetta degli altri è più grande.
Il grande genetista Luca Cavalli Sforza, già docente a Stanford dagli anni sessanta, intorno allo spirito di squadra e all'università, dice: prendendo parte ai concorsi per eleggere i professori delle cattedre vacanti ho imparato che cos'è la meritocrazia fatta sul serio; ci si scervella veramente per capire qual è il candidati miglior. Al contrario in Italia c'è la tendenza a portare i propri allievi. Ora quando si portano i propri allievi si portano le proprie idee, cioè non si portano le novità e si porta la roba vecchia. Mentre Francesco Lemmi, Senior Director Cell Engineering a InnovaLight dichiara: il problema dell'Italia potrebbe essere...la pastasciutta. Nel senso che per molti italiani, avere una cosa buona come la pasta  è un buon motivo per non andare mai al ristorante giapponese. Ovviamente uno potrebbe andarci e decidere che preferisce la cucina italiana, o scoprire che nemmeno quella giapponese è male. Ma se avere una cosa buona come la pasta, una grande tradizione, spinge molti a ritenersi al centro del mondo e a non nutrire la curiosità di conoscere e provare quello che c'è altrove... Questo è un problema.

Ora, queste persone hanno avuto il merito di essersi messi in discussione di aver cercato soluzioni innovative in diversi settori. Ognuno di loro ha avuto la curiosità di provare e riprovare prima di ottenere risultati, hanno imparato a lavorare in gruppo e ad esplorare nuove possibilità. Hanno cercato la diversità, abbandonando il conosciuto per l'ignoto, il vecchio per il nuovo, la certezza per la possibilità.

Rifletti!















giovedì 16 aprile 2015

Ricambio generazionale è il momento di attuarlo.


Il 2014 ha confermato la buona salute dell'industria del risparmio gestito.


Il numero di clienti che si avvalgono di promotori finanziari delle Reti aderenti ad Assoreti sono  3.478.363 con un incremento di  148.196 nuovi clienti pari al 4,4% sul 2013, mentre il patrimonio complessivo  è aumentato di 36,3 miliardi (+ 13,0%) posizionandosi a 315,5 miliardi di euro di masse sotto gestione.


Il numero medio di clienti di un promotore finanziario è di 165 unità  (+ 2,5%), mentre il portafoglio medio è passato da 13,6 a 15 milioni di euro (+10,3%). (fonte: relazione annuale 2014 di Assoreti).


Il numero dei promotori  iscritti all'Albo nel 2014 sono 53.026 rispetto ai 51.310 dell'anno precedente pari al + 3,3% . I promotori attivi  sono 33.985 di cui 21.085  (62%) sono coloro che hanno un portafoglio > 0 con mandato delle società aderenti ad Assoreti.



La composizione per età dei promotori finanziari è la seguente (fonte APF):
  • < di  30 anni                       1,6%
  • da 30 a 39 anni                 12,4%
  • da 40 a 49 anni                 39,6%
  • da 50 a 65 anni                 41,1%
  • > di 65 anni                        5,2%
Mi rendo conto che il riportare la sequela dei dati possa non essere di facile lettura, tuttavia sono necessari per comprendere le criticità presenti nel settore.


Prima considerazione i promotori finanziari over 65 anni sono 1.096 con un patrimonio complessivo di 16,4 miliardi di euro
I promotori finanziari under 30 sono 337  di conseguenza se gli over 65 volessero cedere il portafoglio ai giovani questi riceverebbero ognuno  € 48.664.688.


E' possibile che si crei una simile situazione?
Evidentemente no, non può essere questa la soluzione alla mancanza di risorse per il passaggio generazionale.


Il ricambio generazionale può avvenire solamente se all'uscita di un certo numero di promotori finanziari per anzianità, altrettanti giovani  vi subentrino; in questo caso si riuscirebbe a contenerne l'erosione.


Ora, l'erosione di promotori finanziari autonomi, non dipendenti, incide sui programmi delle Società Mandanti ed anche su quelli dell' Anasf  (Associazione Nazionale dei Promotori Finanziari).


In tutti e due i casi la riduzione dei promotori finanziari incide sulla sostenibilità per il business, lato Società Mandanti, e dall'altro lato sulla sostenibilità dell'Associazione.


La soluzione va ricercata in una diversa modalità di reclutamento e selezione dei promotori finanziari rispetto alla modalità attuale. E' evidente che l'interesse delle Aziende è indirizzato alla raccolta di masse importanti e questa politica si scontra con la necessità dei giovani di acquisire nuovi clienti con volumi più contenuti e commissioni più elevate.


Diventa un obbligo per le Reti di Consulenza prendere in seria considerazione la costruzione del PF con un'adeguata formazione di base ed un processo ad hoc che gli permetta di fare un percorso professionale distinto da quello degli altri componenti della propria Azienda.
I giovani neo promotori per il 90% del loro tempo lo dovrebbero dedicare all'acquisizione di nuovi clienti. Gli strumenti a loro disposizione dovrebbero essere ad alto valore remunerativo e di lungo periodo.


Questo mio contributo non certamente esaustivo, di un tema così importante per la categoria dei pf  e per l'Industria nel suo insieme, vuole essere  uno stimolo affinché si affronti con la dovuta serietà il tema del ricambio generazionale.
















































lunedì 9 marzo 2015

Io cambio?

Nei giorni scorsi a Pesaro, Banca Mediolanum era in Convention con i suoi Family Banker, evento che ha sempre un forte eco nel settore. I giornali hanno scritto di tutto sull'evento: dal cambio del logo ai fondi di Algebris, dagli interventi di Benetton a quello di Farinetti, ma il vero successo è stato l'uso "virale" di facebook che ha riportato i commenti molto positivi dei Family Banker. 
La passione e lo spirito di corpo che anima i collaboratori di Banca Mediolanum sono un must difficilmente replicabile altrove, questo essere mediolanum fa si che le loro emozioni trovino spazio sui social amplificandone il sentire. 
Questa modalità permette di coinvolgere e far sentire anche ai loro clienti l'appartenenza ad una realtà vista come unica. 
La bravura degli uomini mediolanum nell'uso dei social network è direttamente proporzionale all'incapacità di accettarne i suggerimenti  per le loro aree di miglioramento. Più sono bravi e capaci nell'ottenere risultati e meno  sono propensi ad accettare seri confronti con il mondo che sta al loro esterno. 
L'identificarsi con la proprietà dell'azienda, e non come in effetti sono, liberi imprenditori in "franchising", li limita nella visione del futuro che attende tutti noi e i nostri clienti. Il credere che esista solo la loro realtà all'infuori della quale c'è il baratro, per loro ed i loro clienti, è profondamente sbagliato, va addirittura nel senso inverso a quanto loro stessi si dicono: io cambio! 
Ora, i colleghi di Mediolanum hanno un vantaggio nel capire i motivi del cambiamento, rispetto ad altri, hanno con sè la dimostrazione vivente, di un uomo che ha spesso cambiato nell'interesse del cliente e suo personale Ennio Doris. La  storia del "falegname" ne è una dimostrazione, quando Doris si accorse che non aveva prodotti e servizi adeguati a risolvere l'esigenza del falegname, cambiò società. Nello stesso modo si comportò quando viaggiando sulla Citroen Pallas del suo datore di lavoro capì che un altro conduceva la sua vita, e decise di riprendersi la propria libertà diventando un Consulente Finanziario.

L'augurio è che ognuno di voi possa pensare e decidere come il grande Ennio Doris.

Rifletti!
















giovedì 26 febbraio 2015

Mettersi in cammino.



Mettersi in cammino significa percorrere una strada che ti porterà in un luogo ben definito. Mettersi in cammino è l'opposto di vagare e lasciarsi trasportare dai propri passi. Mettersi in cammino é accettare di cambiare e di apprendere durante il tragitto, per arrivare al luogo prescelto, ricco di una nuova esperienza. Passo dopo passo ti si presenteranno degli ostacoli non previsti, che ti costeranno fatiche ed eventuali momentanee privazioni, ed è con il loro superamento che acquisisci l'esperienza necessaria per continuare il tuo percorso. 
Alla fine del tuo cammino sarai una persona nuova.

Perché questo accada devi avere un obiettivo chiaro, misurabile, raggiungibile e condiviso con le persone che ami.
Un obiettivo è chiaro  se lo "vedi già realizzato nella tua testa". Che sia misurabile, in Km, in denaro, in incontri. Che sia raggiungibile per te. Ed infine che sia condiviso dalle persone che ami, perché la strada che percorrerai sarà più facile se al tuo fianco ci saranno loro.

Sembra facile e scontato avere un obiettivo con le caratteristiche che ho descritto qui sopra, ed invece non è per niente facile, la maggior parte delle persone non hanno un obiettivo.

Ora, mi permetto di dare un consiglio o se preferite un suggerimento a coloro che si sottopongono ai colloqui di selezione/reclutamento. Considerando che l'incontro avviene perché il candidato ha scelto di verificare se c'è una possibilità di cambiamento per migliorare la propria condizione. 

Dovrebbe:
A) avere in mente cosa vuole ottenere e in quanto tempo;

B) fare domande tese a verificare quanto forte è  il cambiamento che dovrà effettuare, perché è grazie a quello che avverrà il cambiamento che modificherà la sua attuale insoddisfazione;

C) essere sincero.


Vi lascio con una citazione di Paulo Coelho " lo straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni".

Rifletti!











mercoledì 18 febbraio 2015

Piketty: la disuguaglianza.




Thomas Piketty nel suo "Il capitale nel XXI secolo" pone l'accento sulla disuguaglianza come fattore determinante delle crisi del capitalismo. In una prima analisi mette a confronto il PIL mondiale e il reddito pro capite per continenti e via via per regioni.

A livello mondiale, la popolazione è, nel 2012,vicina ai 7 miliardi, e il Pil  supera leggermente i 70.000 miliardi di euro - da qui un Pil pro capite quasi esattamente  pari a 10.000 euro.
Se sottraiamo il 10%(svalutazione del capitale) e lo dividiamo per dodici, otteniamo una cifra equivalente a un reddito mensile medio di 760 € pro capite- dato, di per sé, forse più eloquente. Con questo criterio è stata elaborata la tabella seguente.

La distribuzione del PIL mondiale nel 2012
 
Popolazione
(in milioni di
abitanti)
   PIL                            PIL
(in miliardi              pro capite
di euro 2012)
Equivalente reddito mensile
pro capite
Mondo
7.050
100%
71.200
100%
10.100 €
760 €
 
 
 
 
 
 
 
Europa
740
10%
17.800
25%
24.000 €
1.800 €
Di cui Unione Europea
540
8%
14.700
21%
27.300 €
2.040 €
Di cui Russia/Ucraina
200
3%
  3.100
4%
15.400 €
1.150 €
 
 
 
 
 
 
 
America
950
13%
20.600
29%
21.500 €
1.620 €
Di cui USA/Canada
350
5%
14.300
20%
40.700 €
3.050 €
Di cui America Latina
600
9%
6.300
9%
10.400 €
780 €
 
 
 
 
 
 
 
Africa
1.070
15%
2.800
4%
2.600 €
200 €
Di cui Africa del Nord
170
2%
1.000
1%
5.700 €
430 €
Di cui Africa subsahariana
900
13%
1.800
3%
2.000 €
150 €
 
 
 
 
 
 
 
Asia
4.290
61%
30.000
42%
7.000 €
520 €
Di cui Cina
1.350
19%
10.400
15%
7.700 €
580 €
Di cui India
1.260
18%
4.000
6%
3.200 €
240 €
Di cui Giappone
130
2%
3.800
5%
30.000 €
2.250 €
Di cui altri
1.550
22%
11.800
17%
7.600 €
570 €
 
 
 
 
 
 
 

Fonte: Tabella  1.1. Il Capitale nel XXI secolo - Thomas Piketty

La disuguaglianza è evidente , i due estremi sono un reddito pro capite di 3.050 € nelle regioni più ricche (USA-Canada) ed un reddito pro capite di 150 € dell'Africa subsahariana.  Un cittadino nord americano ha un reddito di 20(venti) volte superiore ad un cittadino Africano.

E ci sono delle persone che ancora oggi si chiedono perché ci sono tanti migranti dall'Africa all'Europa.

Rifletti!