venerdì 30 gennaio 2015

I merli!

Questi sono i giorni della merla, la memoria popolare li indica come i più freddi dell'inverno. Un'antica leggenda racconta di una merla intirizzita dal freddo pungente - a quell'epoca i merli avevano le penne bianche - la quale si rifugiò in un camino per riscaldarsi coprendosi di fuliggine, da allora i merli sono diventati come li conosciamo oggi , neri. 

Anche per i merli come per gli uomini non è il colore che modifica la specie!

Nei prossimi mesi ci saranno le elezioni per i delegati al X Congresso Nazionale dell'Anasf, l'associazione più rappresentativa dei promotori finanziari, il mio auspicio è che i delegati vengano scelti ed eletti sulla base di programmi non rituali.
Mi piacerebbe leggere programmi nei quali si guarda lontano ponendo al centro gli interessi economici e professionali dei promotori finanziari.
L'Anasf rappresenta i colleghi ed i loro interessi nei confronti del mercato, delle società mandanti e dei clienti.
Gli associati Anasf sono collaboratori e partner delle Reti di Consulenza non dei dipendenti a stipendio fisso. Per questo motivo sarebbe opportuno si incominciasse a discutere con gli altri componenti dell'Industria della Consulenza di una vera partnership.

Sono certo che coloro che si candideranno al Congresso per assumere ruoli dirigenziali in associazione non ci faranno fare la fine dei merli.


















 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 












domenica 18 gennaio 2015

La colpa nasce orfana.


Ecco la motivazione del Nobel per la pace 2014: Malala Yousafzai e a Kailash Satyarthi “per il loro impegno contro la sopraffazione nei confronti dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini a un'istruzione ”.

Queste due persone sono state insignite del Nobel per la Pace nel 2014, tutti e due, in modi diversi si sono spesi per diritti dei giovani, dei più piccoli e/o degli indifesi. Satyarthi nel suo intervento all'ONU ci ricorda che nel mondo ci sono 160 milioni di bambini sfruttati dal lavoro minorile in condizioni disumane. 
  
         Il lavoro minorile nel mondo

Bambini che non possono andare a scuola, non possono giocare, perché occupati a produrre i palloni che serviranno a divertire i loro coetanei e i grandi campioni nei Paesi cosiddetti ricchi. 
Bambini che scavano nei rifiuti a mani nude per trovare metalli e altri materiali da riciclare per produrre beni che loro non avranno mai. 

Bambini che passano ore e ore di lavoro sotto il sole e la pioggia spaccando pietre. 



Orbene, come possiamo pensare anche solo lontanamente che questi bambini, se diventeranno adulti, possano aver sviluppato valori di la libertà, fraternità e uguaglianza?
E come possiamo non pensare che alcuni di loro, crescendo, non abbiano la voglia di rivalsa contro coloro che li hanno sfruttati? 

È  evidente che per quelli che coltivano sogni di rivalsa e vendetta verso chi li ha sfruttati sono più facilmente "reclutabili" da organizzazioni che inneggiano alla violenza, alla sopraffazione e alla guerra.
Vorrei essere chiaro condanno, senza se e senza ma, tutti i terrorismi e le sopraffazioni di qualsiasi colore o pseudo religione si ammantino. Ma non posso negare l'evidenza  che in molte parti del mondo, compresa l'Europa , la disuguaglianza regna sovrana.


Kailash Satyarthi ha raccontato questa storiella: un giorno nella foresta scoppia un incendio e tutti gli animali fuggono davanti al fuoco, fuggono le zebre, le antilopi da anche il leone Re della foresta; un piccolo uccellino invece fa la spola tra il fiume e il fuoco, avanti e indietro continuamente. Il leone lo vede e gli chiede: cosa stai facendo? Lui rispose: spengo il fuoco! Il leone sorrise e gli disse: pretendi di spegnere il fuoco con la goccia d'acqua che porti nel becco? L'uccellino rispose: io sto facendo la mia parte!
Rifletti!














venerdì 16 gennaio 2015

Le Banche centrali nazionali ed il loro internazionale patatrac

Ricevo e pubblico. 

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La Banca Nazionale Svizzera ha sganciato ieri il franco dalla soglia minima di 1,20 per un euro decisa nell'agosto 2011, e sui mercati è stato poco meno che se un bombardiere strategico avesse sganciato l'atomica. Ma gli effetti maggiori sono ancora a venire.

Di botto la valuta elvetica si è apprezzata fino a 0,86 euro per poi quietarsi in zona 1,04, e mentre scrivo, la mattina del day after, siamo intorno a 1,01.

La Borsa di Zurigo giù fino a -8%, il timore è quello di 5 miliardi di franchi in meno di esportazioni, assorbite al 50% proprio dall'Europa, ma la mossa era improcrastinabile. Come si possa dire che la BNS abbia agito di sorpresa non lo so. Anzi lo so: credendo alle incredibili affermazioni di qualche giorno addietro del suo presidente Thomas Jordan riguardo all'intangibilità del regime di cambio. Siamo ormai abituati a credere a tutto, ad iniziare dall'impossibilità di non credere a qualcosa.

Ma se arriva, come tutti sanno che deve arrivare, il quantitative easing della BCE hai voglia ad acquistare titoli in euro. Sul mercato dei cambi si muove giornalmente un terzo del Pil mondiale, 5 mila miliardi di dollari, di cui 250 riguardano il franco svizzero. Una lepre troppo grande e veloce da prendere, anche per la BNS.

La lezione che se ne trae è inquietante. Le autorità nazionali vengono regolarmente travolte da flussi di capitale a breve tra i paesi in surplus e quelli in deficit di partite correnti, cioè tra chi più esporta beni di quanti ne importi ed altri nella situazione opposta, il che significa che le politiche monetarie tanto strombazzate come equilibratrici non sono altro che millanterie di Banche Centrali che a un certo punto si sputtanano da sole, come è accaduto ieri a quella elvetica ed accadrà a molte, se non a tutte, domani.

A presto. 

Edoardo Varini 

(16/1/1966)




...il postino suona più di due volte.


Questa la devo raccontare. In questi giorni ho rinnovato la patente di guida,al termine della visita medica mi viene rilasciato un documento sostitutivo per poter circolare. Fino a questo punto tutto normale, mi viene detto che in pochi giorni riceverò a casa la mia nuova patente con posta assicurata. Ed è vero, dopo solamente due giorni ( diconsi due giorni) trovo un avviso postale per il ritiro della mia patente. Non ci volevo credere l'ASL in primis e la motorizzazione avevano fatto un miracolo! 
Mi reco all'ufficio postale di Cernusco sul Naviglio dove c'è la mia patente, faccio la fila aspettando circa 20 minuti per arrivare davanti all'impiegata, le porgo l'avviso e....mi sento dire: guardi Lei deve telefonare al numero verde, che trova sull'avviso, per fissare una nuova riconsegna da parte del postino. Rivolgendomi gentilmente alla signora ribatto: io sono qui e voi avete la mia patente non ho bisogno di farmela recapitare la posso ritirare adesso. No assolutamente, mi risponde,vede cosa c'è scritto, deve fissare l'appuntamento per la riconsegna. Questa è la regola. La sua patente ce l'ha il postino e noi non sappiamo come fare per trovarla. Di rimando io: posso suggerirLe di parlare con il postino dicendogli di lasciare in ufficio la mia patente e domattina la vengo a prendere. No signore non insista lei deve telefonare e farsela riconsegnare, queste sono le regole.
Ora, poiché nella vita ho cose molto più interessanti da fare che fare "casino" in un ufficio postale dove avrei potuto "insultare" il dirigente che accetta regole cretine e senza senso, ho preferito lasciar perdere.
Ho telefonato al numero verde (gratuito da rete fissa a pagamento da mobile) ed ho concordato che il postino mi riconsegnerá la mia patente venerdì prossimo dalle 8:00 alle 14:00.
Capite! Dalle otto di mattina fino alle quattordici una persona deve stare necessariamente in casa ad aspettare il postino. 
Questo episodio da la dimostrazione di come l'Italia viva a due velocità da una parte l'innovazione dell'ASL e della Motorizzazione che hanno creato un servizio efficiente.
Dall'altra un Ente Poste Italiane che è rimasto al XVIII^ secolo come capacità di risposta ai bisogni dei propri clienti, continuando a considerarli sudditi o utenti.

Qualcuno diceva: una risata vi seppellirà.  Fosse vero!

domenica 11 gennaio 2015

Gennaio 2015 Parigi




Oggi grande partecipazione alla "Marcia Repubblicana a Parigi" moltissimi cittadini e tutti i rappresentanti delle istituzioni europee. Capi di governo e vari ministri hanno partecipato a questo evento e forse per la prima volta dalla fine della 2^ guerra mondiale si sono ritrovati assieme su un unico obiettivo. 
Voglio sgombrare il campo ad ogni eventuale dubbio: io sto con Charlie e con la libertà di pensiero senza se e senza ma. Preferisco vignette blasfeme al rumore degli spari dei kalasnikov ed al silenzio di moltitudini di poveri cristi. Alla manipolazione di molti altri che sono convinti di lottare per la loro liberazione, quando nella realtà vengono usati per mantenere i ricchi e potenti signori della guerra e del petrolio, perché questi possano continuare a vivere da straricchi alle loro spalle, mentre essi continueranno ad essere poveri e sottomessi.
Molto spesso, l'ho appena fatto anch'io, citiamo l'occidente democratico e liberale in contrapposizione con le altre parti del mondo che non sono democratici e liberali. Ma è veramente questa la giusta suddivisione?
Forse sarebbe meglio dire che le potenze economiche, in qualunque parte del mondo si trovino, giocano il loro ruolo di mantenitori del potere, sullo scacchiere mondiale. Usando qualsiasi mezzo per salvaguardarlo.
Durante l'occupazione Sovietica dell'Afghanistan, gli USA, o sarebbe meglio dire chi detiene il potere negli USA, hanno addestrato e armato i Talebani per combattere i sovietici, perché correvano il rischio che i guerriglieri Pashtun avrebbero vinto la guerra è si sarebbero  resi  indipendenti sia dagli USA che dai Sovietici. 
L'amministrazione Bush, non il popolo americano, ha inventato prove inesistenti per attaccare l'Iraq con una guerra sanguinosa che non ha avuto ancora fine, aprendo le porte al terrorismo. Nel tentativo di portare la "democrazia" in Siria, si sono addestrate e armate bande di terroristi come Al Qaeda e  l'Isis perché abbattessero Assad, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti noi.
Per terminare il terrorismo basterebbe non vendergli le armi, non addestrarli e bloccargli le fonti di finanziamento. Semplice vero! 



Oggi  a Parigi i cittadini in piazza hanno confermato i valori della democrazia: libertà, fraternità e uguaglianza, con l'aggiunta della solidarietà su questa strada forse si è incamminata l'Europa. 

La mia speranza è che sia nato il gennaio 2015 e che porti i profondi cambiamenti che portò il maggio 1968 nel mondo.











giovedì 8 gennaio 2015

NON IN MIO NOME




Igiaba Scego (scrittrice italiana) -  Internazionale 

Oggi mi hanno dichiarato guerra. Decimando militarmente la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo mi hanno dichiarato guerra. Hanno usato il nome di dio e del profeta per giustificare l’ingiustificabile. Da afroeuropea e da musulmana io non ci sto. 

“Not in my name”, dice un famoso slogan, e oggi questo slogan lo sento mio come non mai. Sono stufa di essere associata a gente che uccide, massacra, stupra, decapita e piscia sui valori democratici in cui credo e lo fa per di più usando il nome della mia religione. Basta! Non dobbiamo più permettere (lo dico a me stessa, ai musulmani e a tutti) che usino il nome dell’islam per i loro loschi e schifosi traffici. 

Vorrei che ogni imam in ogni moschea d’Europa lo dicesse forte e chiaro. Sono stufa di veder così sporcato il nome di una religione. Non è giusto. Come non è giusto veder vilipesi quei valori di convivenza e pace su cui è fondata l’Unione europea di cui sono cittadina. Sono stufa di chi non rispetta il diritto di ridere del prossimo. Stufa di vedere ogni giorno, da Parigi a Peshawar, scorrere sangue innocente. E ho già il voltastomaco per i vari xenofobi che aspettano al varco. So già che ci sarà qualcuno che userà questo attentato contro migranti e figli di migranti per qualche voto in più. C’è sempre qualche avvoltoio che si bea delle tragedie. 

È così a ogni attentato. 

A ogni disgrazia cresce il mio senso di ansia e di frustrazione. A ogni attentato vorrei urlare e far capire alla gente che l’islam non è roba di quei tizi con le barbe lunghe e con quei vestiti ridicoli. L’islam non è roba loro, l’islam è nostro, di noi che crediamo nella pace. Quelli sono solo caricature, vorrei dire. Si vestono così apposta per farvi paura. È tutto un piano, svegliamoci. 

Per questo dico che mi hanno dichiarato guerra. Anzi, ci hanno dichiarato guerra. 

Questo attentato non è solo un attacco alla libertà di espressione, ma è un attacco ai valori democratici che ci tengono insieme. L’Europa è formata da cittadini ebrei, cristiani, musulmani, buddisti, atei e così via. Siamo in tanti e conviviamo. Certo il continente zoppica, la crisi è dura, ma siamo insieme ed è questo che conta. I killer professionisti e ben addestrati che hanno colpito Charlie Hebdo vogliono il caos. Vogliono un’Europa piena di paura, dove il cittadino sia nemico del suo prossimo. E in questo vanno a braccetto con l’estrema destra xenofoba. Tra nazisti si capiscono. Di fatto vogliono isolare i musulmani dal resto degli europei. Vogliono vederci soli e vulnerabili. Vogliono distruggere la convivenza che stiamo faticosamente costruendo insieme. 

Trovo bellissimo che alla moschea di Roma alla fine del Ramadan, per l’Eid, ci siano a festeggiare con noi tanti cristiani ed ebrei. Ed è bello per me augurare agli amici cristiani buon Natale e agli amici ebrei happy Hanukkah. È bello farsi due risate con gli amici atei e ridere di tutto. Si può ridere di tutto, si deve. Ecco perché questo attentato di oggi è così pauroso. Fa male sapere che degli esseri umani siano stati uccisi da una mano vigliacca perché volevano solo far ridere, ma fa male anche capire il disegno che c’è dietro, ovvero una volontà di distruzione totale. 

Una distruzione che sapeva chi e cosa colpire. 

Niente è stato casuale. Sono stati spesi molti soldi da chi ha organizzato il massacro. Sono stati scelti uomini addestrati. È stato scelto un target, la redazione di un giornale satirico, che era sì un target simbolico, ma anche facile da attaccare. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli. D’altronde una dichiarazione di guerra lo è sempre. Chi ha compiuto questo attentato sa cosa produrrà. Sa il delirio che si sta preparando. Allora se siamo in guerra si deve cominciare a pensare come combatterla. In questi anni la teoria della guerra preventiva, dell’odio preventivo, delle disastrose campagne di Iraq e Afghanistan hanno creato solo più fondamentalismo. 

Forse se si vuole vincere questa guerra contro il terrorismo l’Europa si dovrà affidare a quello che ha di più forte, ovvero i suoi valori. Chi ha ucciso sa che si scatenerà l’odio. Ora dovremmo non cascare in questa trappola. Ribadire quello che siamo: democratici. Ha ragione la scrittrice Helena Janeczek quando dice che liberté, égalité, fraternité è ancora il motto migliore per vincere la battaglia. E i musulmani europei ribadendo il “Not in my name” potranno essere l’asso nella manica della partita. L’Europa potrà fermare la barbarie solo se i suoi cittadini saranno uniti in quest’ora difficile.