Ricevo e pubblico.
Ci sono andati la Merkel e Hollande da Putin a trattare il piano di pace per l'Ucraina. L'iniziativa politico-economica che amiamo tanto chiamare europea è in realtà franco-tedesca, da sempre. Con il benestare ed il caloroso invito della superpotenza d'Oltreoceano, la più grande del mondo, che se non esistesse il male incarnato in qualche angolo del pianeta se lo dovrebbe inventare ogni volta per mantenere il primato proprio e la propria ricchezza. Diciamo che in questo ha sempre avuto fortuna. Qualcuno cui raddrizzare la schiena l'ha sempre trovato. Qualcuno cui sparare sulla testa a fin di bene.
Chissà se scrivere nel documento finale del summit Nato 2012: «Georgia e Ucraina entreranno a far parte della Nato» sia stata davvero una buona idea. Chissà se quando lo si è scritto l'intenzione era davvero quella di stabilizzare la regione Eurasiatica: ipotizzando una roccaforte del Patto atlantico a 500 km da Mosca. Chissà se le forze di intervento rapido del Readiness Action Plan pronte a partire "Punta di lancia" in resta non s'era deciso che dovessero partire ben prima dello sconfinamento dei carri russi in terra ucraina.
Certo è che noi italiani, anche questa volta, con il nostro bel Ministro della difesa Roberta Pinotti, facciamo la nostra porca figura, facciamo gli inservienti: già data la disponibilità a partecipare. Ce l'abbiamo nell'animo la convenienza, a volte, mi viene da pensare, la servitù. E poi una doppiezza incomparabile.
Tsipras è corso l'altrieri da Renzi a cercare sostegno e gli è forse anche parso di averlo ricevuto, dal momento che le parole del premier italiano sono state: «Dobbiamo leggere nelle elezioni greche il messaggio di speranza di una generazione che chiede più attenzione e riguardo per chi sta subendo la crisi».
Ma l'indomani, ieri, la Banca Centrale Europea ha revocato alle banche greche la possibilità di ottenere liquidità consegnando in garanzia titoli del debito pubblico di Atene. Ah be', allora se l'aria è cambiata si cambia la bandiera. Ed ecco Matteo correre a sostenere oggi che la decisione della Bce è stata «Legittima e opportuna». Da non credere. E nessuno che lo dica, che faccia rilevare l'arlecchinesca, la vergognosa contraddizione.
Dopo il 28 febbraio gli istituti di credito ellenici potranno essere finanziati soltanto attraverso lo sportello di emergenza della Banca centrale nazionale, la cosiddetta Emergency Liquidity Assistance (ELA). Sarà però un denaro più caro, messo a disposizione dalle Banche centrali nazionali che tuttavia – che bizzarra cosa! – si accollano costi e rischi per intero ma non hanno la potestà decisionale, che resta in capo alla Bce, che con la maggioranza dei due terzi dei votanti potrà fare ciò che vuole.
Ad esclusiva tutela di finalità perseguite e compiti da assolvere per la prosperità e la gloria dell'Eurosistema. E che cosa sia l'Eurosistema lo vediamo anche oggi. A trattare in Ucraina.
A presto.
Edoardo Varini
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