giovedì 30 aprile 2015

Esempi positivi.


Un interessante articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 17 aprile dal titolo : Italiani alla Frontiera del web, sono i nuovi cercatori d'oro. Stella, da un'anticipazione del libro di  Roberto Bonzio dal titolo "Italiani di frontiera dal west al web",sui creativi approdati in California nella Silicon Valley, che ricordano i loro antenati che esplorarono il Missisipi o seguirono il generale Custer. I nostri 'emigranti' sono ancora protagonisti dalle pepite all'hi-tech. Uno di loro Federico Faggin scienziato vicentino padre del microprocessore, del touchpad e del touchscreen approda negli USA e con la sua Zilog formata da undici persone nel 1976 e arrivata oltre a mille nel 1978 dice: ho dovuto imparare molto in fretta come si gestisce una ditta. Anche l'ingegnere informatico  Srefano Berardi primo dipendente della società Betable, una società di giochi che in tre anni ha raccolto finanziamenti per 23 milioni di dollari, racconta : Volevo giocare in seria A nel posto più meritocratico del mondo. Un posto dove tutti inseguono un'utopia : vogliono cambiare il mondo. E ci credono. Tutti intorno a te si licenziano per creare una startup da one bilion dollar. Tutte le conversazioni girano intorno alla domanda: come faccio a fare una startup da un miliardo di dollari?
Una banda di pazzi? O di egocentrici? 
Niente affatto, dice Faggin : in Italia c'è l'idea che esiste una torta finita e se io prendo una fetta più grande, faccio si che quella degli altri diventi più piccola. Li no, li è chiaro che se uno lavora e crea nuove industrie, la torta diventa più grande e quindi anche se la fetta che uno prende e grande anche la fetta degli altri è più grande.
Il grande genetista Luca Cavalli Sforza, già docente a Stanford dagli anni sessanta, intorno allo spirito di squadra e all'università, dice: prendendo parte ai concorsi per eleggere i professori delle cattedre vacanti ho imparato che cos'è la meritocrazia fatta sul serio; ci si scervella veramente per capire qual è il candidati miglior. Al contrario in Italia c'è la tendenza a portare i propri allievi. Ora quando si portano i propri allievi si portano le proprie idee, cioè non si portano le novità e si porta la roba vecchia. Mentre Francesco Lemmi, Senior Director Cell Engineering a InnovaLight dichiara: il problema dell'Italia potrebbe essere...la pastasciutta. Nel senso che per molti italiani, avere una cosa buona come la pasta  è un buon motivo per non andare mai al ristorante giapponese. Ovviamente uno potrebbe andarci e decidere che preferisce la cucina italiana, o scoprire che nemmeno quella giapponese è male. Ma se avere una cosa buona come la pasta, una grande tradizione, spinge molti a ritenersi al centro del mondo e a non nutrire la curiosità di conoscere e provare quello che c'è altrove... Questo è un problema.

Ora, queste persone hanno avuto il merito di essersi messi in discussione di aver cercato soluzioni innovative in diversi settori. Ognuno di loro ha avuto la curiosità di provare e riprovare prima di ottenere risultati, hanno imparato a lavorare in gruppo e ad esplorare nuove possibilità. Hanno cercato la diversità, abbandonando il conosciuto per l'ignoto, il vecchio per il nuovo, la certezza per la possibilità.

Rifletti!















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