venerdì 26 giugno 2020

Baricentro economico mondiale

A me capita spesso di incontrare persone che hanno incrollabili certezze; sia nella professione che nella scelta politica, passando per la religione fino a qualsiasi tema dello scibile umano. Le loro convinzioni sono così radicate che per "sradicarle" ci vorrebbe un buldozer (per qualcuno una ruspa) e non sempre si riesce. Considerando che personalmente non ho la "verità" in tasca, generalmente mi servo del dubbio per affrontare tematiche poco conosciute, e dal dubbio, attraverso la ricerca e l'approfondimento mi faccio una opinione. Che non è la verità, ma una mia opinione.

Guardando questa "fotografia", frutto di una analisi di una grande società di consulenza la McKinsey, il dubbio mi assale, perché se il baricentro dell'economia mondiale si sposta rapidamente verso l'Asia, noi Europei e gli Americani (gli Occidentali come ci piace chiamarci) avremo meno risorse economiche a disposizione. Non so se sarà così, ma se lo fosse sarebbe importante guardare ai vari temi quali: il lavoro, la migrazione, la salute e la sostenibilità ambientale con occhi diversi. Inoltre questa carta ci racconta anche un altro elemento importante, che il mondo dal punto di vista economico, non è sempre stato ad appannaggio esclusivo degli Occidentale, ma per molto tempo il fulcro dell'economia stava altrove.
Se allarghiamo la visuale sulle conseguenze di questo cambiamento, e quale impatto può avere, se il centro delle risorse economiche sono verso l'Asia, non ci si dovrà stupire se il lavoro si troverà in Asia.
E se il lavoro e le risorse economiche si spostano verso est, lo stato sociale (Welfare state) ne risentirà, in riduzione di servizi sulla salute e sulla vita sociale, di chi per età dovrà rimanere nel suo territorio.

E chi resta, come dovrà gestire le proprie risorse finanziarie, con quale ottica o visione, verso dove deve guardare? A queste domande si può rispondere solamente con: affidatevi ad un esperto che non vi parla solo di cifre e tassi o interessi, ma che vi porti una visione del mondo e dei cambiamenti in atto. Oltre naturalmente avere dubbi sulle facili soluzioni e per fugarli studiano, si informano e mantengono un approccio che non da certezze, ma probabilità.

Buona vita!
 




mercoledì 10 giugno 2020

I fattori demografici che influenzeranno il futuro del mondo





Mi hanno insegnato che nei momenti di maggiore difficoltà, emotiva, è importante guardare la situazione che si sta vivendo dall'alto; come si fossimo su un velivolo, oppure attraverso un cannocchiale che ne allontana la visione e ti fa vedere tutto il contesto.
Provando a guardare con un po' di distacco quanto è avvenuto da febbraio 2020 ad oggi; la pandemia da covid19 ha sostanzialmente modificato, in pochi mesi, i comportamenti relazionali delle donne e degli uomini, in Italia e nel mondo.
Il distanziamento sociale ha messo a nudo la fragilità del Sistema su cui si fonda la nostra Società.
Il nostro modello produttivo è sostanzialmente basato sull'assembramento: nelle fabbriche, nei diversi luoghi di lavoro,e nelle zone commerciali. 
Queste aree sono state create per meglio controllare i flussi delle persone che vi accedono e per essere facilmente raggiungibili dai clienti o da chi vi deve lavorare.  Ora, la pandemia da virus ha dimostrato che questo modello diventa un acceleratore di malattia e un facilitatore di infezione.
Quindi si dovrebbe cambiare l'attuale modello con un altro che tenga conto dell'esperienza che ci ha fornito il coronavirus covid19.

Tuttavia, l'informazione con la TV (tutte) e con i quotidiani cartacei o On Line, continua ha sostenere la necessità di ritornare a comportarci esattamente come prima del periodo di pandemia, di fatto gli interventi che si sono predisposti riguardano il mantenimento del Sistema così com'è.
Il richiamo, che viene da più parti e con voci differenti, sostiene che l'uso e l'abuso delle risorse del nostro pianeta, e la riduzione di spazi agli altri esseri viventi, non umani, espone l'umanità a diversi possibili contagi da "salto di specie" dagli animali agli umani.
Sembrerebbe che a Hong Kong un nuovo ceppo di epatite, denominata E, stia passando dai ratti all'uomo ( Il Messaggero 8 maggio 2020).


Ora se guardiamo attentamente il grafico (tratto da :scenari geopolitici e dinamiche geoeconomiche del Prof. Aldo Pigoli)
con l'analisi della situazione demografica del mondo, non ci vuole molto a capire che la crescita degli umani nella parte del mondo dove tuttora vivono la maggior parte degli animali, "esproprierà" costoro dai loro spazi vitali, rendendo potenzialmente più facile eventuali "salti di specie".

Inoltre c'è un ulteriore elemento di criticità lo sviluppo abnorme della concentrazione della popolazione nelle aree urbane:
    • nel 1950 il 30% della popolazione viveva nelle città;
    • nel 2018 il 55% della popolazione viveva nelle città;
    • nel 2030 si stima sia il 60% della popolazione vivrà nelle città.
Questo significa città sempre più grandi con "assembramenti maggiori".

Che fare?  E' indispensabile guardare ad un modello di Società sostenibile, che mette al centro la natura e non il solo profitto.

E' possibile salvaguardare la natura l'ambiente il pianeta e tutti gli esseri viventi e fare profitto?

Sicuramente sì, è solo una scelta politica.

Buona vita a tutti.

















giovedì 23 aprile 2020

la favola del colibrì e la morale che ne deriva.


teoria del colibrì, A Calais, favola colibrì, Tempo per Sé

Un giorno, nella foresta, scoppiò un grande incendio.
Tutti gli animali, di fronte all’avanzare delle fiamme, scappavano terrorizzati, mentre il fuoco distruggeva ogni cosa.
Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e molti altri animali cercavano rifugio nelle acque del grande fiume ma ormai l’incendio stava arrivando anche lì. 
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume. Dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo.
Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
 Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
La cosa non passò inosservata.
A un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose: “Cerco di spegnere l’incendio!”.

Così piccolo, pretendi di fermare le fiamme?

Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?”. Insieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. L’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume. Dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.
Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio, che ormai aveva raggiunto le rive del fiume. 
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono ad aiutarli. Quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio potè dirsi ormai domato.

 Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti, ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio.”
La favola ci indica con precisione quali sono i comportamenti corretti e coerenti da tenere, i giovani, che sono coloro che hanno più sensibilità, politica, sociale ambientale sono in prima linea a spegnere l'incendio, facendo emergere la nostra incapacità di guardare ad un  futuro diverso dal presente che abbiamo(si anche noi) creato.
Ci segnala anche come si vive in una comunità, e sottolinea i componenti necessari per aver cura di un territorio, che nel nostro caso è il pianeta; la fiaba evidenzia: la diversità etnica, la condivisione della soluzione, la partecipazione.
La diversità: l'insieme delle diverse culture, delle diverse etnie,  e del diverso linguaggio, sarà la capacità di ognuno con la propria specificità, in grado di modificare i nostri comportamenti collettivi.
La partecipazione: consapevolezza della propria responsabilità sociale, politica, economica, finanziaria; ognuno di noi con le proprie competenze potrà portare il suo contributo, alla realizzazione di un mondo diverso e migliore.


La condivisione: prendere coscienza della difficoltà in cui si trova il pianeta e farla diventare collettiva, partecipando in prima persona alla soluzione del problema.
Nello specifico, chi come il sottoscritto, che di mestiere fa il consulente finanziario, dovrà migliorare le proprie competenze, non solo tecniche, ma anche comunicative. Per mettersi al servizio della comunità con uno sguardo lungo verso il nostro pianeta.

Intendo dire, che come per il colibrì che portava un minuscolo contributo d'acqua sull'incendio; anche i consulenti finanziari, potranno contribuire al miglioramento del pianeta, suggerendo ed orientando i clienti e le banche verso quegli strumenti finanziari che vanno nella direzione della salvaguardia dell'ambiente.

Ci sono oggi strumenti di raccolta del risparmio degli italiani, che vanno nella giusta direzione, della salvaguardia del nostro mondo. 


I Fondi ESG sono uno degli esempi, investono solamente in aziende che abbiano parametri chiari e definiti quali: ambienti di lavoro salubri, salari adeguati, riduzione del consumo di acqua nelle loro produzioni, gestione  innovativa e non inquinante dei rifiuti, componenti indipendenti nei consigli di amministrazione.
 Buona giornata.